Mentre la vita di tutti i giorni, di fronte al grande fiume, continua, e nei kîmân si accumulano cocci, brandelli di stoffe e papiri accartocciati, le iscrizioni, scalfite appena dal vento e dalla sabbia, assicurano vita perenne. Lettere incise nella pietra raccontano vite terrene finite, vite di donne e uomini che dopo 1500 anni continuano a far parlare di sé, almeno con un nome, una data, una preghiera.
Durante la campagna di scavo ad Antinoe del 1965 furono registrate nell'elenco dei reperti dodici stele funerarie greche e copte, di cui quattro in marmo e otto in calcare, che l'anno successivo furono portate a Firenze.
A quanto risulta dai documenti di scavo, il rinvenimento è avvenuto in superficie, tranne nel caso di un frammento, già spezzatosi in passato, che era stato riutilizzato nel pavimento di una cappella funebre. Nel 1966 affiorò dagli scavi una stele integra, rimasta in Egitto, che chiudeva la tomba di una donna chiamata Nymphe.
Il simbolo cristiano per eccellenza, la croce, tracciata con numerosi varianti, apre e talvolta chiude le iscrizioni.
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