– Antinoe: reperti iscritti


Oggetti molto diversi fra loro per materia, forma, funzione, potevano servire allo stesso scopo: comunicare un messaggio scritto. Effimero o perenne che fosse, il messaggio è giunto fino a noi, specchio di un’umanità che nel corso della vita, nelle attività quotidiane e negli affari, nei momenti di gioia o di dolore, si è affidata alla scrittura, al simbolo o al disegno per lasciare un’impronta di sé. Si scriveva per invocare, per augurare, o solo per contrassegnare.



Per invocare un demone dell’aldilà, Bainchooch, si incide il suo nome a lettere cubitali su una placchetta di legno, riempiendone tutta la superficie. Si incide invece una scritta piccolissima nella suola di un sandalo per augurare la salute (anche dell’anima?) alla donna che lo calzerà.

Può bastare un monogramma per lasciare l’impronta di un nome su una lucerna, un gettone o un tappo d’anfora in gesso; e sembra incredibile che nulla sia andato distrutto di un nome stampigliato per intero su un tappo di fango, ancora inserito nel collo dell’anfora, che invece si è spezzata.

Ci sono scritture tracciate sulla terracotta con l’abilità di chi è avvezzo a scrivere documenti su papiro e ci sono indecifrabili scarabocchi rimasti in un coccio “riciclato”. E non mancano le creazioni artistiche, come il fine lavoro di incisione sul cucchiaio di ferro per scrivere un invito alla voluttà, o come la discreta e non troppo invadente scritta a pennello inserita in un dipinto che ritraeva un santo.

Emerge a sbalzo dalle placchette votive di bronzo una personalità religiosa importante per i copti, il profeta Daniele, con i leoni rampanti ai piedi e con il nome scritto a chiare lettere; ma anche un semplice schizzo di figura umana tracciato su un coccio di recupero può costituire un importante messaggio per chi pratica la magia.



Infine, a testimonianza di una popolazione antinoita multietnica, due oggetti iscritti, ma non in greco: un frammentino di vetro con stampigliata una scritta in arabo, che determina il peso esatto di una moneta; e un frammento di oggetto in terracotta, con incisi su cinque facce i principali simboli ebraici e una sola ma significativa parola, שלום (shalom = pace).

2 commenti:

Barbara Gai ha detto...

Ne vidi gli inizi
un grand bel lavoro davvero Giovanna

Giovanna ha detto...

Grazie per il tuo apprezzamento!